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Curiosità

Paramenti sacri: cosa sono e qual è il loro significato?

Nel vasta panorama degli articoli religiosi ci sono i paramenti sacri. Nella Chiesa cristiana, il paramento sacro (o liturgico) è un capo indossato durante i riti liturgici dal ministro che li celebra. La vestizione del sacerdote celebrante si compone di vari abiti sacri, che possono essere bianchi o del colore della liturgia del giorno.

Paramenti liturgici del sacerdote celebrante

L’amitto è un rettangolo di stoffa bianca che viene appoggiato sulle spalle del sacerdote e poi, tramite due lacci, legato in vita. Va indossato prima del camice e serve per coprire la parte posteriore del collo del celebrante. Il camice (o alba), va posto sopra l’amitto ed è una veste bianca, lunga fino alle caviglie: simboleggia la purezza di Cristo, richiamando il sacramento del battesimo. Sopra il camice e legato in vita, il celebrante indossa il cingolo, un cordone dotato di nappe che vanno allineate sui fianchi. Questa particolare cintura richiama l’atto penitenziale e può essere bianco o dei colori del tempo liturgico.

Sopra al camice, viene indossata la casula, la veste liturgica esterna, il cui nome fa riferimento a una “piccola casa” e richiama la cella di preghiera dei monaci. Lungo fino alla tibia e con maniche che coprono interamente i polsi, il colore di quest’abito varia a seconda della liturgia. Per riti liturgici che esulano dalla celebrazione della messa, la casula viene sostituita dal piviale, un mantello chiuso frontalmente da un apposito fermaglio (il razionale), la cui parte posteriore si allunga per accennare un cappuccio. A corredo del piviale, e obbligatorio solo nel caso di riti afferenti il SS. Sacramento (quali, la benedizione eucaristica), il velo omerale è un rettangolo di stoffa che copre le spalle e le braccia dell’officiante e si aggancia, sul davanti, con appositi fermagli. Esso richiama il rispetto verso l’ostia consacrata posta all’interno dell’ostensorio.

Altri paramenti liturgici

Nelle celebrazioni liturgiche al di fuori della messa, i ministranti indossano la cotta, un camice bianco che copre le ginocchia; nella parte finale, è adornato con ricami recanti simbologie religiose. Se indossata sopra l’abito talare, la cotta identifica gli appartenenti al clero e, se portata nel corso di una messa, sta ad indicare non un concelebrante ma un semplice assistente al rito. Molto simile alla cotta, il rocchetto è rifinito con più ricami e, sovente, le maniche sono foderate di rosso. Viene indossato, con funzione di abito corale, dal Papa, dai vescovi e dai cardinali, nonché da altri prelati superiori.

Come veste esterna, i diaconi indossano la dalmatica, che sostituisce la casula del sacerdote celebrante. E’ lunga fino alle ginocchia e le sue ampie maniche arrivano ai gomiti: i suoi colori variano a seconda del periodo liturgico. La stola è una striscia di tessuto, lunga dai 2 ai 2,5 m, ornata con tre croci e recante i colori della liturgia della celebrazione. Questo paramento è portato: dai diaconi, che lo indossano di traverso, dalla spalla sinistra al fianco destro; dal vescovo e dal presbiterio, che lo poggiano sulle spalle, facendolo scendere dritto fino alle gambe. Simile alla stola ma riservata solo al Papa, il pallio è ornato da sei croci, termina con due strisce di seta e simboleggia l’agnello che il Buon Pastore reca sulle spalle e che viene sacrificato per la salvezza dell’umanità.