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Economia e Finanza

Ecologia e innovazione nel futuro dell’industria

In che modo potrà e dovrà essere strutturata l’industria del futuro? Apparentemente, si tratta di un interrogativo la cui risposta presenta contorni vasti e difficilmente determinabili. Tuttavia, se si prova a puntare la lente di ingrandimento su quelle che sono le scelte delle grandi industrie, si potrebbe facilmente intravedere un orientamento che rompe parzialmente gli schemi odierni. Un orientamento che prima di tutto vira verso un rispetto per l’ambiente che ad oggi non è soltanto un particolare di risibile importanza, ma un dogma da seguire.

Questo perché numerose problematiche, tra cui il riscaldamento che sta affliggendo l’intero nostro pianeta, pongono l’uomo e quindi l’industria in generale a dover ripensare interamente al concetto di produttività, andando verso una industrializzazione che unisca ad una buona competitività il rispetto più assoluto verso l’ecosistema che ci circonda. Quando infatti si parla della cosiddetta industria 4.0, l’accento non viene posto abbastanza sul potenziale che l’innovazione tecnologica possiede verso quella che potrebbe definirsi sostenibilità ambientale.

La smart manifactury o, tradotto nell’idioma italiano, la manifattura intelligente, rappresenta l’obiettivo principe per quello che sarà un modello non soltanto più responsabile, ma che è a sua vola composto da industrie maggiormente connesse tra loro, che sappiano fare rete così da evitare di essere fagocitate dalla concorrenza. Senza poi contare che le scelte compiute ai giorni nostri influenzeranno inevitabilmente il mondo in cui vivranno le generazioni future. Pertanto, lasciare un ambiente più sano e pulito significherebbe migliorare la qualità della vita di figli e nipoti.

Se è vero che talvolta ecologia ed innovazione sono legate tra loro con filo doppio, è altrettanto vero che la discussione concernente l’industria 4.0 sta volgendo la propria attenzione su ciò che l’avvento del digitale sta provocando sia sulle fasi di lavorazione industriali, sia sul mercato lavorativo vero e proprio. Da questo si potrebbe facilmente dedurre che l’impatto è se non altro incisivo, visto che il digitale sta ponendo gli addetti ai lavori verso nuove problematiche e la conseguente sperimentazione di nuove soluzioni a riguardo.

Da tutto questo, ad emergere è un ulteriore dato di fatto. Il 4.0 non è soltanto un modello di innovazione di tipo esclusivamente industriale, ma un qualcosa che varca le frontiere del terziario per invadere quella che è la cultura odierna, insinuandosi così nella vita di tutti. In questo scenario che si prospetta, sia i beni che i servizi devono essere messi a punto per rispondere in modo sufficientemente efficace sia nei confronti delle aspettative derivanti dalla società, sia nei confronti di un ambiente di cui troppo spesso ci si dimentica colpevolmente.

Prontissima a questa cruciale sfida è l’azienda Tempco. La sua funzione è quella di progettare e di realizzare sistemi e soluzioni che vadano a facilitare i processi di riscaldamento, di raffreddamento e di controllo della temperatura di tutti i differenti processi industriali. Codeste soluzioni devono essere il più standardizzate possibile, adattandosi perfettamente a qualsiasi esigenza o richiesta pervenuta dal cliente finale. Ulteriore particolare che rende grande Tempco è la prestigiosa certificazione Marchio Energia da Fonte Rinnovabile, a garanzia del fatto che tutta l’energia prodotta provenga dalla natura, grazie a fonti rinnovabili e non nocive per l’ambiente. Alla fornitura vengono correlati Garanzie di Origine commisurate alla quantità di energia elettrica consumata annualmente, in conformità a tutte le normative vigenti riguardanti la materia in questione.

Tra gli emblemi di questo sguardo verso il futuro vi è poi l’auto elettrica. Alcune città nel mondo stanno – per ora in via del tutto sperimentale – testando la nascita di aree totalmente verdi, attraversabili quindi solo e soltanto con l’aiuto di auto a trazione elettrica. Ponendo in essere il caso esemplificativo italiano, attuare misure simili significherebbe fornire giovamento ad una intera filiera. Dalle industrie che si occupano della componentistica a quelle che producono l’impiantistica elettrica, fino ad arrivare alle stesse case costruttrici.

La zero emissione non è tuttavia soltanto data dal rispetto di trattati che nel corso degli anni i governi di tutto il mondo hanno deciso di approvare e di sottoscrivere. È anche un terreno in cui si giocherà la sfida della concezione futura di concorrenza. Una concorrenza che scarterà senza pietà alcuna chi non si adegua, andando a favore di chi sia capace di unire all’investimento in energia verde quello nei confronti di un personale la cui preparazione e lo sviluppo delle competenze sarà altrettanto rimarchevole.