La pubblicità per uno studio dentistico, come spiega il portale di Markedonzia.com, è sottoposta ad una normativa ben precisa quindi, prima di iniziare un’attività pubblicitaria, è importante sapere quali azioni si possono intraprendere e quali no.
Sono prese in esame tutte le attività sanitarie e, se la legge non viene rispettata, c’è il rischio concreto di incorrere in forti sanzioni disciplinari dall’Ordine dei dentisti che possono influenzare negativamente il lavoro del professionista dentista.
Dal 2019 la Legge Boldi definisce come vietate tutte le azioni pubblicitarie con riferimenti commerciali o promozionali ed è concessa solo la pubblicità informativa.
Con pubblicità informativa si intende un’azione pubblicitaria con un messaggio che abbia l’obiettivo di informare i pazienti, diffondendo la consapevolezza che le visite dentistiche e gli interventi odontoiatrici sono necessari per mantenere un buono stato di salute.
Per rendere più chiara la distinzione tra pubblicità commerciale o promozionale (vietata) e pubblicità informativa (consentita) faremo alcuni esempi concreti che possono estinguere ogni dubbio sull’attività di pubblicità per i dentisti.
Alcuni studi dentistici fanno dell’etica del loro lavoro e della volontà di diffondere maggiore consapevolezza sulla salute dentale, un punto di forza che li differenzia dagli altri studi.
Per questo motivo gli studi dentistici possono (e dovrebbero) avere un proprio sito web e intraprendere attività di marketing con l’utilizzo anche di pagine social, basta che ognuno di questi strumenti contenga un messaggio informativo.
Ma andiamo a vedere più nel dettaglio quali sono le normative vigenti.
Normativa
La prima legge che si è occupata di disciplinare la pubblicità degli studi dentistici è entrata in vigore nel 1992 ed è la Legge n.172.
In questa prima norma si specificava che:
- erano vietate tutte le pubblicità che riguardavano ;
- le spese in pubblicità dello studio dovevano rimanere entro il 5% del reddito dichiarato, questo per arginare ulteriormente ogni tipo di pubblicità promozionale.
Erano però consentiti, esclusi esplicitamente dal testo di legge, l’esposizione delle targhe dello studio fuori dagli edifici della sede del dentista e gli spazi pubblicitari sugli elenchi telefonici.
Ricordiamo che la norma è del 1992, in quegli anni gli spazi negli elenchi telefonici erano fortemente utilizzati per fare pubblicità ad ogni tipo di attività
Successivamente, con la Legge Bersani nel 2006, è stata eliminata ogni restrizione sopra citata con lo scopo di favorire il libero mercato anche per i dentisti e tutte le professioni sanitarie.
Il libero mercato è stato maggiormente rafforzato con il D.P.R. 137/2012 che rendeva totalmente libera la pubblicità per i dentisti purché non pubblicizzasse il falso e non fosse considerata pubblicità ingannevole.
Ad oggi, il libero mercato definito dalla Legge Bersani e dal D.P.R, è nuovamente ristretto.
Infatti, l’attuale normativa ridefinisce i confini per la pubblicità dei dentisti, obbligando i professionisti sanitari ad una pubblicità esclusivamente informativa e negando ogni forma di promozione o di proposta commerciale.
Non essendoci nessun riferimento alle spese di pubblicità, si considera abrogato definitivamente il limite del 5% del reddito dichiarato, il chè significa che le spese di pubblicità per i dentisti non hanno limiti.
Possiamo fare alcuni esempi di pubblicità consentita e non consentita per rendere più chiara l’applicazione della legge.
Attraverso ogni mezzo digitale e non, sono consentite:
- la diffusione di informazioni sulla carriera e gli studi professionali dei dentisti che lavorano presso quella determinata struttura, raccontando la loro storia professionale e le loro esperienze lavorative (che possono fidelizzare i pazienti per determinate procedure o patologie);
- la trasmissione di corsi professionali specialistici e la specializzazione per determinate tecniche di intervento che differenziano lo studio dentistico da altri più “generalisti”;
- la spiegazione dei macchinari a disposizione dentro lo studio che permettono risultati migliori e più precisi rispetto ad altri;
- la pubblicizzazione delle migliorie tecnologiche (sia dei macchinari che delle specializzazione dei dentisti) che su cui lo studio sta investendo per offrire un servizio più completo e professionale;
- la diffusione di testimonianze dei pazienti dello studio.
Facciamo ora alcuni esempi di pubblicità per lo studio dentistico vietata, considerata quindi commerciale o promozionale.
Non è consentita la pubblicità che si concentra su:
- prezzi più bassi della concorrenza;
- offerte di prestazioni dentistiche oppure odontoiatriche con sconti o prezzi esclusivi;
- offerte ingannevoli, come quelle che promettono tempistiche precise per la realizzazione di un intervento che non possono essere applicate per tutti i pazienti (come “igiene dentale in soli 15 minuti”);
- sconti o offerte sui dispositivi medici che prevedono una prescrizione medica da parte del medico curante.
In questo modo, grazie alla normativa attualmente in vigore, gli studi possono iniziare attività di marketing facendo pubblicità per il proprio studio dentistico semplicemente diffondendo la consapevolezza della necessità di determinati interventi nei potenziali pazienti.
Grazie alla normativa chi opera nel settore sanitario, come gli studi dentistici, non possono combattere la “guerra dei prezzi” sacrificando la salute pubblica (in questo caso la salute dentale) in favore di un massimo guadagno.
I vincoli imposti, e ancora oggi validi, limitano il libero mercato delle professioni sanitarie in favore della tutela della salute pubblica.